Potevo essere io, potevamo essere tutte

di Ludovica Cioria

Mi sono addormentata migliaia di volte allattando Ottavia, ancora oggi lei dorme nel letto con noi perché chiede il latte più volte durante la notte e non riusciamo sempre a rimetterla nella culla. Molte volte di questa stanchezza ho e ho avuto paura.

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Come nascono le differenze tra donne e uomini nella mobilità?

Ladynomics – Giovanna Badalassi – 10 gennaio 2023

Tempi strani, care lettrici, talmente tanto che un articolo sulla mobilità delle donne, che avremmo giurato roba da rare secchione come solo noi sappiamo essere, ha invece raccolto parecchio interesse. E quindi, siccome ci piace ritornare sul luogo del delitto, alziamo la posta e vediamo se vi piace anche questo, che indaga sul perché ci sono le differenze di genere anche nella mobilità. Per dare una risposta argomentata tocca quindi andare indietro nel tempo, andando a toccare gli albori della rivoluzione industriale e le interconnessioni tra sviluppo economico e la vita delle donne e degli uomini nei territori. Sì, perché se andiamo a vedere bene, l’organizzazione della mobilità di oggi nelle città è il risultato di una serie di strategie di urbanizzazione e di pianificazione territoriale che risale alla rivoluzione industriale.

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Le donne sono più infelici degli uomini? Una ricerca dice di sì. E c’entra anche il lavoro

Corriere della sera – La 27 ora 13 gennaio 2023 – Virginia Nesi

Nel nostro Paese il 28 per cento delle donne dai 18 ai 75 anni dichiara di essere infelice. Gli uomini che ammettono di vivere senza provare soddisfazioni risultano invece il 18%. Lo evidenzia una ricerca realizzata da AstraRicerche per l’Osservatorio sulla felicità degli italiani dell’associazione Sòno Aps, fondata dal sociologo Enrico Finzi.

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Iran, non possiamo restare inermi a guardare

da il Blog de Il Fatto Quotidiano 2 gennaio 2023 – Laura Onofri

È stata la scintilla che ha fatto esplodere un movimento di resistenza che da anni tenta di opporsi al regime teocratico iraniano. La morte di Masha Amini il 16 settembre a Teheran dovuta a circostanze ancora non chiarite, ma che sicuramente si possono ricondurre al suo arresto avvenuto 3 giorni prima per non aver indossato in modo corretto il velo, ha fatto esplodere l’ira e l’orgoglio dei giovani e in particolare delle donne che sono il vero motore della rivolta popolare in Iran per ristabilire la democrazia e la libertà in un Paese da troppo tempo oppresso da un regime dittatoriale. La resistenza iraniana è da 43 anni che lotta contro questo regime, avendone pagato, sino ad oggi, un prezzo elevatissimo. Parliamo di 120mila morti e di più di 430mila prigionieri politici sino ad oggi, ma ora la spinta che le donne hanno dato a questa rivoluzione protestando pacificamente prima con un gesto semplice come tagliarsi una ciocca di capelli, poi scendendo nelle piazze di ogni città, nelle Università, intonando canti di liberazione o declamando poesie, è l’impulso che forse può essere decisivo.

La loro protesta sta avendo una grande eco mediatica: tanto che il Time le ha riconosciute “eroine dell’anno” ma sino ad oggi tutti i governi occidentali non hanno preso una posizione netta contro il regime. Ci sono stati comunicati, interventi più o meno forti, ma nessuna reazione netta ed efficace come chiedono i resistenti e le resistenti che risiedono in Italia e in Europa e che sono in contatto con i loro connazionali.

In modo spontaneo hanno fondato il movimento “Donna, vita, libertà” mutuando il nome da uno slogan curdo usato da gruppi indipendentisti.

Chi vive in Italia ed è in contatto con i compatrioti rimasti in Iran sottolinea che saranno gli iraniani e le iraniane, in una Repubblica libera, democratica e laica, a decidere i loro leader e il futuro governo. Chiedono l’appoggio di tutte quelle persone che sono inorridite di fronte alle violenze che continuano ad essere perpetrate non solo a Teheran, ma in tutto il Paese: donne e bambini uccisi solo perché trovati nelle strade, giovani massacrati per aver partecipato a manifestazioni pacifiche, violenze sessuali indicibili anche a bambine piccole, tanto da far dire al Presidente Mattarella che è stata “calpestata la dignità umana e superato ogni limite”, ma chiedono anche a chi li sostiene di appoggiare e sostenere la loro autodeterminazione senza ingerenze.

In un incontro con nostri parlamentari hanno fatto delle richieste ben precise al nostro governo sia politiche, sia relative ai diritti umani violati: come l’interruzione dei tutti i rapporti diplomatici e economici tra l’Italia e il regime iraniano, l’espulsione dell’ambasciatore della Repubblica islamica dell’Iran dall’Italia e il ritiro delle rappresentanze diplomatiche italiane da Teheran o l’inserimento del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Pasdaran) nell’elenco dei gruppi terroristici, chiarezza sull’invio di armi utilizzate dalle forze repressive del regime, netta condanna all’utilizzo della pena di morte, il rilascio di tutti i prigionieri politici e di tutti i manifestanti catturati, l’invio immediato, tramite le organizzazioni dei diritti umani, di un comitato di accertamento dei fatti presso le carceri iraniane al fine di prevenire le violazioni dei diritti fondamentali degli incarcerati e dei manifestanti catturati, una presa di posizione a tutti i livelli istituzionali e politici, per sostenere la voce e la lotta di centinaia di migliaia di donne e uomini iraniani che stanno combattendo a mani nude per la libertà contro la violenza di un regime spietato, armato e sanguinario.

Molte singole donne, associazioni femministe, associazioni per i diritti umani in questi mesi si sono mobilitate scendendo in piazza da settembre quasi ogni settimana. Marisa Laurito ha lanciato una petizione che ha già raggiunto più di 80mila firme e il 7 gennaio alle ore 12 una manifestazione a Napoli al Teatro Trianon che vedrà la partecipazione di artisti, musicisti e intellettuali che vogliono mantenere acceso il focus su tutte le violenze, le atrocità, i diritti umani negati nella Repubblica islamica dell’Iran.

Altre manifestazioni sono previste il 3 gennaio alle 17,30 a Roma: donne afghane e iraniane insieme per ribadire che ogni regime teocratico è sempre più spietato con le donne, iniziando a togliere loro qualsiasi libertà. Inoltre l’8 gennaio in diverse città del mondo gli iraniani residenti all’estero stanno organizzando manifestazioni sia per dare sostegno al movimento Donne Vita Libertà, sia per commemorare il volo abbattuto 3 anni fa da due missili lanciati da una base iraniana.

Non possiamo stare inermi a guardare che un sistema teocratico militarizzato spazzi via un’intera generazione e non possiamo permettere che i ragazzi e le ragazze imprigionate e condannate rischino di essere dimenticate.

Non possiamo permettere che questo accada, dobbiamo molto a queste donne e a questi giovani che ci stanno insegnando a reagire in modo pacifico, solo con la forza delle idee per ottenere quello che è un diritto di tutti e tutte: la libertà.

ecco il link all’articolo:

Auguri!

Ho ritrovato questa mail di auguri del 2019 che purtroppo è sempre valida!

Dopo aver vissuto una pandemia, aver assistito ad una guerra di cui ancora non si vede la fine e alle feroci repressioni in tante parti del mondo, penso che il sogno di un mondo migliore sia sempre più lontano.

Ripropongo questi auguri aggiungendo anche qualche “altra speranza” che ci auguriamo si avveri, anche se siamo sempre più consapevoli che senza una reale volontà politica sia a livello nazionale che internazionale, queste nostre speranze resteranno un’utopia

Tutti gli anni ci ripetiamo questo decalogo di belle speranze per l’anno che verrà!  Ora però lo decliniamo con più assertività, perchè la nostra pazienza è giunta al limite  e vogliamo un reale  cambiamento perchè  Se non ora quando?

Vogliamo che i diritti di parità, di eguaglianza, equità siano esigibili da tutte e tutti.

Vogliamo che  si riescano a dare risposte concrete alle donne che subiscono violenza, che i temi del lavoro delle donne,  del divario retributivo legato al genere, della maternità e della condivisione della genitorialità, della democrazia paritaria reale , di una concreta medicina di genere,  siano  inseriti come prioritari nell’agenda politica di questo governo.

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DONNA VITA LIBERTA’

Firma la petizione a questo link

Marisa Laurito ha lanciato questa petizione e l’ha diretta a Supreme Leader Ali Khamenei e a Ursula Von Der Leyen  

NOI SIAMO CON I GIOVANI E LE GIOVANI IRANIANE CHE COMBATTONO PER LA LIBERTÀ’, QUANDO COLPITE UNO DI LORO COLPITE  L’INTERA UMANITA’.

MARISA LAURITO, LUCIANO STELLA , TOSCA, EDOARDO BENNATO, NINO DANIELE, ANDREA MORNIROLI, DESIREE KLAIN, ALFREDO GUARDIANO, TIZIANA CIAVARDINI, GIANNI PINTO INSIEME A Un gruppo di artisti, intellettuali e volontari della società civile che hanno a cuore le sorti del popolo iraniano chiediamo:

La fine delle esecuzioni capitali e il rilascio dei manifestanti arrestati.  

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Berlusconi e il pullman ai calciatori, undici anni dopo ‘SeNonOraQuando?’ la misoginia persiste

Blog – Il Fatto quotidiano 24 dicembre 2022 – Laura Onofri

E’ passata abbastanza sotto traccia la promessa sessista di Silvio Berlusconi, ai giocatori del Monza, di inviare “un pullman di tr**e” se avessero vinto la partita contro la Juventus. Sì ci sono stati brevi articoli su quotidiani e agenzie di stampa e video dell’incontro, ma quello che stupisce è che non ci sia stata una ribellione da parte delle donne e del mondo femminista contro il capo politico di un partito della maggioranza, senatore della Repubblica (ahimè) che si permette per l’ennesima volta di considerare le donne un oggetto di trastullo, nel peggiore e più offensivo comportamento maschilista.

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Schlein e De Micheli, la sinistra deve sostenere le candidature femminili rimuovendo gli ostacoli

Blog Il Fatto Quotidiano 12 dicembre – Laura Onofri

La nomina di Giorgia Meloni a Presidente del Consiglio ha acceso un dibattito su quanto i partiti, tutti, anche l’unico guidato da una donna, siano ancora profondamente maschilisti e quanto le leadership femminili facciano ancora fatica ad emergere.

In questi giorni ne abbiamo una riprova se osserviamo quello che sta succedendo all’interno del Partito Democratico rispetto alle candidature al prossimo congresso che ne decreterà la nuova segreteria.

Finalmente, dopo i tentativi falliti di Rosy Bindi nel 2007 e di Laura Puppato nel 2012 di guidare il Pd, due donne ci riprovano e si mettono in gioco con coraggio e determinazione, quel coraggio e quella determinazione che spesso manca alle donne del partito e che sono accusate da commentatori, giornalisti ed anche dai militanti di essere cooptate dai capi corrente, tutti rigorosamente maschi, senza mai misurarsi e di non agire quei conflitti, necessari per sradicare quel maschilismo presente all’interno del partito.

E’ chiaro che dentro una comunità che si dichiara “femminista” ma che del femminismo ha dimostrato di avere ben poche caratteristiche, è difficile per qualsiasi donna prevalere; non bastano, tenacia e capacità, per affermarsi. Ci vogliono sicuramente congiunzioni astrali favorevoli per abbattere il potere che un manipolo di uomini detiene saldamente in mano e che non ha nessuna voglia di abbandonare, ci vuole la consapevolezza di affrontare un percorso con ostacoli ben maggiori di quelli che deve affrontare un uomo.

Non appena Paola De Micheli e Elly Schlein hanno deciso di candidarsi sono iniziate, con modalità diverse, sia da parte dei media, ma in modo più preoccupante, all’interno del partito, analisi, valutazioni, giudizi, censure che, guarda caso, non sono mai riservate ai candidati uomini.

Paola De Micheli è stata sin dall’inizio quasi “oscurata” come spesso succede anche a livello locale quando c’è una candidatura femminile. Supportare le leadership femminili significa anche dare spazio, attenzione, visibilità alle candidature. Non basta ribadire negli statuti, negli ordini del giorno, che il tema dell’uguaglianza è ben presente all’interno del Pd, quando poi queste parole non sono accompagnate da alcun gesto concreto che segnali un’inversione di rotta. Perché, se per la democrazia paritaria ci si appella spesso agli articoli 3 e 51 della Costituzione che prevedono di “rimuovere gli ostacoli” che di fatto impediscono una piena partecipazione all’organizzazione politica, questo principio non deve ancor più valere all’interno di un partito politico, che oltretutto si dichiara femminista?

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Appello per la vita di Fahimeh Karimi

La Stampa ha lanciato questa petizione e l’ha diretta a Mohammad Reza Sabouri (Ambasciatore in Italia della Repubblica islamica di Iran)

Egregi Mohammad Reza Sabouri, ambasciatore in Italia della Repubblica islamica di Iran

Gholamhossein Mohseni Ejei, capo della magistratura iraniana

Antonio Tajani, Ministro degli Esteri

Fahimeh Karimi, allenatrice di palla a volo, madre di tre bambini piccoli, è stata arrestata a Pakdasht, nella provincia di Teheran, oltre un mese fa. L’accusa sarebbe quella di aver sferrato dei calci a un paramilitare in una delle manifestazioni che hanno fatto seguito alla morte di Mahsa Amini, la giovane di 22 anni presa in custodia dalla polizia morale iraniana, il 16 settembre scorso, per via di una ciocca di capelli che sfuggiva al suo hijab.

Karimi è stata prima detenuta nella prigione di Evin, poi trasferita in quella di Khorin.

La Stampa e i sottoscrittori di questo appello chiedono il rispetto dei diritti di tutti coloro che da giorni manifestano pacificamente e che nonostante questo vengono brutalmente repressi e ingiustamente arrestati. In particolare, i sottoscrittori di questo appello chiedono la decadenza immediata delle accuse e il rilascio incondizionato di Fahimeh Karimi. La pena che le è stata inflitta è umanamente, moralmente e giuridicamente inaccettabile. Oltre tutto non c’è evidenza di nessun regolare processo a suo carico e dunque, in attesa della sua scarcerazione, deve esserle assicurato un contatto costante con la  sua famiglia e con un avvocato da lei scelto liberamente.

Il rispetto dei diritti umani appare in questo momento gravemente violato dalla Repubblica islamica dell’Iran. Italia e Unione europea non possono voltarsi dall’altra parte, ma devono esercitare continue e crescenti pressioni per garantire la salvezza e l’incolumità delle migliaia di arrestati nelle proteste di piazza.

Qui per firmare la petizione

https://www.change.org/p/appello-per-la-vita-di-fahimeh-karimi