Il Jazz rompe il soffitto di cristallo con “Il filo di Arianna”
Corriere della sera – La 27 ora – Rosarita Crisafi
Quante sono e quante sono state le compositrici donne nella storia della musica? Pochissime a quanto emerge dai programmi di concerti e festival in cui, ancor oggi, la presenza di musica scritta da compositori uomini è preponderante. Non è un mistero che, soprattutto nella tradizione occidentale, nascere uomini fosse uno dei requisiti indispensabili per diventare grandi compositori. Tuttavia, anche se l’ambiente e la cultura del tempo riservava alle donne solo il ruolo di esecutrici, meglio se cantanti, ci sono state in ogni epoca, numerose donne di talento e di coraggio che hanno affrontato con successo, oltre alle difficoltà della scrittura musicale, anche molti pregiudizi.
A questo tema il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano dedica dal 2018 il progetto Il filo di Arianna, un laboratorio di ricerca e produzione artistica che vuole accendere un faro sulle compositrici donne di ogni stile e di ogni epoca con due prossimi concerti in programma, uno dedicato alla musica jazz (lunedì 28 giugno alle ore 20.45 “Il soffitto di cristallo – Donne in Jazz” ai Chiostri del Conservatorio, Via Conservatorio 12, ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria a biglietteriachiostro@consmilano.it. E uno alla musica antica (martedì 29 giugno alle ore 21 “Triumphat lux” alla Basilica di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso, Corso Italia, ingresso libero .
Il filo di Arianna è diretto e coordinato da Rosalba Montrucchio, docente di flauto e appassionata ricercatrice di musica scritta da donne. «Sono molto riconoscente a Cristina Frosini, direttrice del Conservatorio di Milano perché ha appoggiato decisamente questo progetto», spiega Rosalba.«Il mio interesse per le compositrici risale a tanto tempo fa, la propiziatrice di tutto è una mia collega, Antonietta Beretta, ha cominciato a sensibilizzarmi sul fatto che il mondo viene rappresentato musicalmente quasi tutto al maschile ma sono più di seimila le compositrici fino a oggi conosciute e che hanno composto pagine molto interessanti per ogni insieme».
Se inizialmente l’interesse di Montrucchio era focalizzato sul repertorio per flauto, nel corso del tempo si è ampliato alle composizioni di autrici donne in senso più ampio. Il progetto di ricerca e divulgazione del repertorio musicale al femminile è diventato così anche una produzione stabile del Conservatorio di Milano con una rassegna annuale di tre o quattro concerti di ogni stile, dalla musica antica al jazz. «Il conservatorio è un luogo di ricerca bisogna far si che ragazze e ragazzi si appassionino alla ricerca di nuove autrici e autori e di nuovi repertori per poterli poi portare in concerto», dice Rosalba. Una missione che rivela la sua più ampia visione «il mio grosso intento è quello di far sì che nell’epoca futura i concerti non siano solo di compositori uomini e vorrei portare questa mia convinzione alla fruizione di più persone possibili». E la sensibilità sta cambiando: «se all’inizio c’erano solo i risolini dei colleghi, adesso la sensibilità è molto diversa, c’è il desiderio di riscoperta di programmi, repertori, e, perché no, anche di riscatto. Anche perché la qualità musicale non ha nulla da invidiare ai colleghi compositori».
Il soffitto di Cristallo è il titolo del concerto che la rassegna quest’anno dedica alle compositrici nel mondo del jazz, altro ambito musicale in cui le donne compositrici o strumentiste sono state, soprattutto in passato, poco rappresentate. La definizione indica «l’ipotetica barriera che impedisce alle donne, in tutti i campi professionali, di avvalersi delle stesse opportunità espressive e di affermazione personale degli uomini» e che vede protagonista in veste di direttrice, arrangiatrice e anche compositrice di parte delle musiche Mohan Chao, musicista taiwanese che da alcuni anni vive in Italia.
Chao da qualche settimana si è laureata al biennio di composizione jazz del Conservatorio di Milano con 110, lode e menzione speciale, racconta il suo percorso come compositrice jazz. «Ho studiato canto lirico all’Università delle Belle Arti a Taiwan, sono arrivata in Italia una decina d’anni fa e ho iniziato a lavorare nei teatri come cantante e corista», racconta Mohan. «Ho poi conosciuto un sassofonista jazz con cui ho fatto qualche concerto, mi ha ispirato moltissimo e ho deciso di studiare pianoforte jazz al conservatorio di Milano. Durante il corso ho conosciuto il mio attuale maestro, Pino Jodice che mi ha incoraggiato a fare l’ammissione al biennio di composizione jaz».
Una sfida importante, che l’ha portata a comporre il suo progetto di tesi, un repertorio originale per orchestra ritmico sinfonica. Le composizioni di Mohan sono fortemente legate alla sua cultura. «Pino Jodice mi ha detto che se volevo diventare una jazzista di punta non c’era problema, bastava studiare. Tuttavia se volevo creare un suono personale e originale avrei dovuto cavalcare le mie origini». Un’indicazione che Mohan ha accolto con entusiasmo «Taiwan è un paese è molto interessante con tantissime culture miste, cinese, giapponese, olandese e anche portoghese, con tantissime diverse etnie. Mi sono ispirata a Toshiko Akiyoshi, una compositrice giapponese molto attiva a New York negli Anni ‘70. Ho così scritto la mia tesi che si intitola Formosan way Suite, una suite in cinque movimenti ispirata alla cultura taiwanese.