La rivoluzione della cura: le donne scendono in piazza

Corriere della sera – La 27 ora Laura Onofri

Il 25 settembre a partire dalle 14 in piazza del Popolo a Roma, le donne si sono date appuntamento per una grande manifestazione nazionale. La prima delle donne dopo la pandemia. Il titolo è Tull Quadze che, in pashtun vuol dire: Tutte le donne. Una manifestazione indetta a luglio dall’Assemblea della Magnolia per ribadire ancora una volta che è necessaria una rivoluzione della cura che deve avere al centro la vita degli esseri umani, della natura, di tutto il pianeta e che deve cambiare il paradigma del nostro Paese.

Una manifestazione per chiedere che «tutte le risorse del Pnrr, tutte le nuove leggi, dal fisco al lavoro, dall’ambiente al welfare siano utilizzate per curare il mondo, sanare le ingiustizie, restituire a chi ha perduto e sofferto» e che nessuna risorsa venga utilizzata per scelte di dominio e sfruttamento né per il riarmo del nostro Paese.

Una manifestazione per raccontare il percorso dell’Assemblea della Magnolia, realtà nata sull’onda di una pandemia lacerante, fortemente voluta dalla Casa internazionale delle donne, ma che ha visto la partecipazioni di tanti gruppi, associazioni, luoghi delle donne e singole con una loro specificità, ma unite nell’affermare che il Covid-19 ha fatto prepotentemente emergere problemi che già da tempo avevamo individuato come la causa delle discriminazioni e dell’arretramento dei diritti delle donne: ingiustizie, disuguaglianze, povertà, abbassamento delle tutele dei lavoratori, ma in particolare delle lavoratrici, smantellamento dei servizi pubblici.

Una manifestazione per gridare che le donne, pagano sempre il prezzo più alto di queste scelte, che non c’è più tempo e bisogna cambiare: per salvare il mondo e prendersene cura. Una rivoluzione della cura che non guardi però solo ai nostri diritti, alle nostre libertà, alla nostra autodeterminazione perché quello che accade nel nostro Paese è lo specchio del patriarcato imperante in tutto il mondo e quello che succede in Afghanistan, in Libia, in Siria, nel Mediterraneo e in tutti luoghi dove i diritti delle donne sono negati e calpestati non può lasciarci indifferenti.

Una manifestazione quindi anche per esprimere la nostra sorellanza con le donne di tutto il mondo e in particolare con le donne afghane. E simbolicamente proprio una donna afghana aprirà gli interventi sul palco con la lettura di landai (letteralmente piccolo serpente velenoso), una forma di poesia breve, popolare e antica che le donne pashtun utilizzano in segreto per denunciare le violenze e i soprusi.

Una manifestazione a cui hanno aderito tante donne con culture, esperienze e vissuti diversi perché la rivoluzione della cura ci riguarda tutte e tutti , come ha scritto l’attrice Alba Rohrwacher, motivando la sua adesione alla mobilitazione: «… prendersi cura è un atto rivoluzionario imprescindibile per immaginare il futuro. Un futuro che non arriverà dall’alto come un’astronave ma crescerà dal basso, con la potenza dei semi che solo con la loro forza germinativa sono capaci di spaccare le pietre che li soverchiano. Prendersi cura è un gesto che le donne hanno perpetuato attraverso i millenni, le carestie, gli sprechi, le guerre. È tempo che sia compito di tutte e tutti».

Per questo saremo in piazza del Popolo a Roma sabato 25 settembre : la pandemia, la crisi climatica, le tragedie delle guerre e delle migrazioni ci chiedono una rivoluzione: la rivoluzione della cura!