Lettera aperta ad un magistrato
Laura Onofri
Spero che questa lettera venga letta dal magistrato che ha chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto dopo la denuncia di Nadia Conticelli per queste frasi rivolte a lei e alle sue figlie su un post di Facebook:
“Mi auguro che qualche bestia dei tuoi amici clandestini violenti le tue figlie e poi te, brutta deficiente. Quando parli di Salvini sciacquati la bocca” “Dai che se tutto va bene nel 2020 anche tu sei in un campo di concentramento con i tuoi negri bastardi a farti violentare”
Sono rimasta a dir poco sconcertata che il Pubblico Ministero ritenga che queste frasi non costituiscano diffamazione, né minaccia, ma vengano derubricate a “frasi inurbane e molto maleducate” come si legge nel provvedimento.
Spero, dottor Scafi che si renda conto di quanto le sue parole contribuiscano a vanificare il lavoro che le associazioni e le istituzioni fanno ogni anno nelle scuole per sradicare modelli culturali sessisti, per sensibilizzare ad una cultura della parità e del rispetto, per prevenire i comportamenti di bullismo, di violenza , di hate speech, oggi sempre più dilaganti.
Le sentenze e i provvedimenti, si dice, non si discutono e io normalmente non lo faccio, ma questa volta non ci sto: perché qui non vengono messi in discussione i fatti, che sono chiaramente accertati, qui viene messa in discussione l’interpretazione di parole che per me sono parole impronunciabili: augurare uno stupro ad una donna non può definirsi solo maleducazione. No, non è accettabile, non è accettabile da nessuno e men che meno da un magistrato che ha tutti gli strumenti culturali per capire che lo stupro invocato e’ uno strumento di odio che rivela la sua natura di atto di umiliazione violenta nei confronti di chi si vuole annichilire, è un atto di violenza maschilista e patriarcale, inaccettabile in una società civile.
Vorrei capire perché per un fatto analogo in cui in un post un sindaco leghista del savonese invitava alcuni stupratori a scontare i domiciliari a casa di Laura Boldrini, allora Presidente della Camera, per «farle tornare il sorriso», un magistrato ha emesso una sentenza esemplare non solo condannando l’autore del post ad un risarcimento di 20 mila euro a Boldrini, ma anche al risarcimento delle cinque associazioni che si erano costituite parte civile (fra cui SeNonOraQuando?Torino).
Una sentenza che riconosce l’illiceità di un comportamento che lede la dignità di una donna nella sua sfera più intima e personale, una sentenza importante perché oltre a rendere giustizia alla vittima, afferma il principio che gli insulti sessisti ad una offendono tutte.
Una sentenza che stabilisce, giustamente che le offese e le minacce in rete hanno lo stesso peso di quelle cui le donne sono vittime nella vita reale.
Vorrei chiederle infine perché se quelle rivolte a Nadia Conticelli non erano reali minacce, lei e le sue figlie sono state messe sotto scorta?
E vorrei infine farle sapere che la sua decisione offende me e tante donne come me che credono ancora nella giustizia.