Pubertà precoce
Pubertà precoce, raddoppiati i casi durante il lockdown. «Mia figlia ha nove anni e si comporta come un’adolescente» |
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Corriere della sera La 27 ora – 3 maggio 2022 Virginia Nesi
Una volta al mese sa che deve fare l’iniezione. Ma non si lamenta. Per Alice, 9 anni, quella puntura è una pratica diventata abitudine. I genitori le hanno spiegato cosa succederebbe al suo corpo se rifiutasse il trattamento. Anche sua sorella Irene, 11 anni, ha ricevuto una cura. Adesso l’ha sospesa perché ha l’età giusta per procedere con lo sviluppo. Alice e Irene sono due nomi di fantasia per tutelare la loro privacy. A 7 anni iniziano ad avere i primi segni della pubertà precoce, una malattia rara che in Italia riguarda da 1 a 6 nati ogni mille. «Le mie figlie non si sentivano diverse, non lo erano ancora, perché abbiamo interrotto subito l’accelerazione dello sviluppo», racconta Domenico. Quando sul petto di Alice e Irene compaiono i primi segni dello sviluppo mammario fanno alcuni esami. Ma in entrambe, assicura Domenico, non c’è stato alcun risvolto psicologico, «le bambine sono state visitate in tempo e sottoposte a una cura». Nel semestre marzo-settembre 2020, in Italia i casi di pubertà precoce, soprattutto nelle bambine, sono più che raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2019. È quanto emerge da uno studio coordinato dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma che ha coinvolto i centri di endocrinologia pediatrica dell’Ospedale Gaslini di Genova, del Policlinico Federico II di Napoli, dell’Ospedale Pediatrico Microcitemico di Cagliari e della Clinica Pediatrica Ospedale di Perugia. «C’è una questione di genere: l’incremento significativo riguarda esclusivamente il sesso femminile», dice Carla Bizzarri, pediatra endocrinologa dell’Ospedale Bambino Gesù e coordinatrice dello studio. Nelle bambine si considera precoce l’inizio dello sviluppo mammario prima degli otto anni. Da lì decorre la pubertà femminile e termina con il primo ciclo mestruale, due anni dopo circa. «Lo sviluppo mammario precoce viene associato a una rapida accelerazione della crescita staturale e a una veloce maturazione dell’osso, dunque a un sostanziale anticipo della comparsa del menarca, ovvero le prime mestruazioni. – spiega Bizzarri–. Le bambine con pubertà precoce sono più alte rispetto alle coetanee ma la loro crescita si conclude prima negli anni, diventano quindi delle adulte con una statura ridotta. Un’altra conseguenza è il disagio psichico che può causare loro problematiche di adattamento sociale». Per rallentare il processo puberale è necessaria una terapia. Ma solo alle bambine in cui la pubertà è veramente precoce, non quando hanno un’età vicina allo sviluppo, precisa la dottoressa. Secondo lo studio, oltre ad abitudini alimentari e stress, i due fattori più influenti per l’accelerazione della pubertà sono: l’assenza o l’estrema carenza di attività fisica e il tempo trascorso davanti agli schermi. Anche Noemi (nome di fantasia), 9 anni, sa che ogni 28 giorni deve andare dal pediatra per ricevere l’iniezione. I primi segni della pubertà precoce – dolori al seno e odore forte del sudore- li ha a 7 anni. A quell’età la sua altezza è uguale a quella di una bambina di tre anni più grande. Da dicembre 2020, con la didattica a distanza e il computer che diventa il suo hobby, Noemi trascorre davanti allo schermo almeno sette ore al giorno. «In cinque mesi mia figlia è cresciuta di cinque centimetri– racconta Wioletta –. Ad aprile 2021 ha avuto le prime perdite ma un mese dopo ha iniziato il trattamento. Per fortuna siamo arrivati in tempo. Eppure Noemi si comporta come un’adolescente, non come una bambina di 9 anni: è sempre scontenta e arrabbiata». «È molto probabile che l’attivazione primaria della pubertà precoce avvenga a livello del sistema nervoso centrale attraverso un’interazione complessa tra diversi neurotrasmettitori– commenta Bizzarri-, è quindi plausibile che stress, sedentarietà e tempo trascorso davanti agli schermi alterino l’equilibrio di questi neurotrasmettitori». Il rapporto tra pubertà precoce femminile e maschile è circa 9 a 1. Su nove femmine, un maschio. Allo sviluppo anticipato delle bambine hanno correlato uno stress cronico, specifica la dottoressa. Si riferisce così a problematiche ambientali e sociali come delle condizioni di vita precarie o il dolore per un trauma. Spiega ancora Bizzarri: «Nel maschio la pubertà precoce è più spesso legata a un problema organico: ciò significa che non è semplicemente l’anticipo di un processo fisiologico, ma il risultato o di una malattia del sistema ipotalamo ipofisario -per esempio un tumore- oppure la conseguenza di una mutazione genetica». Nella femmina invece avviene un processo distinto: «È di tipo idiopatico, ovvero non c’è una causa nota o una patologia che lo scatena, ma risulta un anticipo». Come dice il titolo del nuovo libro dell’immunologa Antonella Viola, il sesso è (quasi) tutto. Perché bambini e bambine sono diversi. Ci sono differenze nei loro corpi. Recuperare la medicina di genere risulta ancora una volta sempre più necessario. |
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