Pussy Riot, lo show a Milano

“Per fermare Putin l’Europa deve smettere di comprare gas e petrolio dalla Russia”

La Repubblica 7 settembre 2022 Sara Chiappori

“L’unico modo che l’Europa ha per fermare Putin e la guerra in Ucraina è liberarsi totalmente della dipendenza energetica dalla Russia”. A parlare è Maria Alyokhina, in arte Masha, fondatrice e voce delle Pussy Riot, collettivo punk femminista icona della protesta anti Putin, in arrivo a Milano al Teatro degli Arcimboldi l’11 settembre per l’unica data italiana del tour europeo “Riot Days” (www.teatroarcimboldi.it).

“Fino a quando l’Europa comprerà gas e petrolio russi, foraggerà un regime che andrebbe isolato prima di tutto economicamente. Con quei soldi il governo di Putin finanzia la guerra e ai suoi oligarchi interessa solo il denaro. Il disegno è chiaro dall’invasione della Crimea nel 2014. Dopo l’Ucraina potrebbe essere la volta dei Paesi Baltici e poi della Finlandia”.

Nello show, costantemente aggiornato sul filo delle cronache che dribblano le strette maglie della censura, raccontano la loro storia di attiviste nel mirino dal 2012, quando irruppero nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca mettendo in scena una preghiera punk per denunciare i brogli che avevano permesso a Putin di essere rieletto al Cremlino (la condanna fu a due anni di reclusione per “teppismo motivato da odio religioso”). Lo fanno con canzoni, video, discorsi, con i loro corpi sfrontati e la rabbia punk, “che non è un genere musicale, ma un modo di vivere, di incalzare il potere, facendo domande scomode in modo diretto”.

Si rivolgono al pubblico per dire “che non si può tacere, che la battaglia per i diritti è una battaglia di tutti, non solo nostra, che ognuno può fare la sua parte”. La propaganda e la manipolazione dell’informazione, anche oltre confine, sono tra le armi più efficaci in mano all’establishment putiniano. “È ingenuo pensare che la Russia sia baluardo contro l’imperialismo degli Stati Uniti e la destra filonazista ucraina.

Tutte bullshits – continua Alyokhina – Putin usa le stesse argomentazioni della retorica sovietica: fermare i cattivi. Non è così, ma molta gente ci crede”. Solo pochi giorni fa, Mosca ha revocato la licenza per l’edizione cartacea di Novaya Gazeta, il giornale di Anna Politkovskaja.

“Novaya Gazeta è un media eroico, sta mandando i suoi giornalisti in Europa perché possano continuare a lavorare, scrivere, informare correttamente sulla guerra in Ucraina. Chi resta, finisce in prigione. Entrambe le scelte sono molto coraggiose”. La resistenza è garantita da “persone come loro, che non arretrano, e da tanti altri, uomini e donne, che non si fanno imbavagliare”.

Delle prossime elezioni in Italia e dell’alta probabilità che a vincere sia la destra di Giorgia Meloni, dichiarano di sapere poco, ma che in Europa soffi forte il vento dell’ultraconservatorismo è evidente. Basta guardare la Gran Bretagna. L’Occidente s’illude che, una volta conquistati, nessuno possa mettere in discussioni i diritti civili. Non è vero. La Russia è l’esempio di come si vive in un paese senza libertà da sempre sedotto dai totalitarismi”.

Agit prop aggiornato al nuovo millennio e alle nuove tecnologie, quello delle Pussy Riot (in scena con Alyokhina ci sono Diana Burkot (Kot), Olga Borisova e Taso Ponomarev) che, almeno temporaneamente, hanno lasciato la Russia ma continuano a diffondere per contagio, nei teatri, nei club, nei musei, nei festival, il loro messaggio ribelle: contro Putin, contro la guerra, ma anche contro il patriarcato e ogni forma di autoritarismo (il tour, partito dal Funkhaus di Berlino, ha già toccato Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Austria (dopo Milano saranno in Gran Bretagna). “Ci piacciono i Maneskin che dal palco gridano “Fuck Putin“. Può sembrare scontato, non lo è. Ogni gesto è importante”. I punk delle origini urlavano “No future”, per le Pussy Riot “the future is now”.