
La medicina di genere: dalle scienziate dimenticate alle attuali sfide sanitarie

openpolis 15 marzo 2022
Cresce il ricorso ai congedi da parte dei padri, anche se tra i richiedenti gli uomini restano minoranza. Uno strumento su cui è intervenuta anche l’ultima legge di bilancio e dal cui potenziamento passa una miglior distribuzione dei carichi familiari e il diritto alla paternità.
I congedi parentali, insieme a quelli di paternità e di maternità, sono strumenti essenziali per la vita delle famiglie. In un paese che affronta da diversi anni un declino delle nascite, garantire ai genitori la possibilità di conciliare meglio la propria vita familiare con quella lavorativa è cruciale.
Il fatto quotidiano 15 marzo 2022
Nel post si vede la donna che durante il tg appare dietro le spalle della conduttrice con un cartello. Su quel foglio c’è scritto un appello per chiedere la fine della guerra in Ucraina, ma nell’immagine diffusa dal media della Federazione si vede solo un grande cartello bianco. Una censura bella e buona evidenziata da Novaya Gazeta per mettere in luce le restrizioni imposte alla stampa. Cremlino: “Un atto di teppismo”
Era ricomparsa in tribunale dopo essere sparita per diverse ore e adesso è stata rilasciata dopo la condanna al pagamento di una multa la giornalista della tv pubblica, Marina Ovsyannikova, che ieri, nel corso del tg, ha esposto un cartello nel quale condannava la decisione di Vladimir Putin di invadere l’Ucraina. Il suo gesto era diventato anche il simbolo della repressione in atto nel Paese, dopo che Novaya Gazeta aveva pubblicato uno screen del gesto cancellando il messaggio scritto sul poster esposto in diretta perché “il contenuto non può essere diffuso in base al codice penale“. All’uscita dal tribunale, la donna ha ringraziato per il supporto e ha detto di essere molto stanca dopo le 14 ore di interrogatorio, durante le quali non le è stato permesso di contattare i suoi parenti.
L’autrice della protesta, avevano fatto sapere dal sito dissidente bielorusso Belsat, “dopo 10 ore dall’arresto non è stata ancora rintracciata dai suoi avvocati” che quindi non sanno dove si trovi. Informazione confermata anche dalla Tass. Prima del suo gesto, la donna aveva registrato un messaggio in cui definiva quello che sta accadendo in Ucraina “un crimine, la cui responsabilità ricade solo su un uomo, Vladimir Putin”. Ovsyannikova, che ha ricordato di avere un padre ucraino e una madre russa, ha ammesso di “vergognarsi” per aver lavorato per la tv russa negli ultimi anni “portando avanti la propaganda del Cremlino, permettendo alla gente di mentire dagli schermi televisivi e trasformando in zombie il popolo russo”. Dopo avere ricordato come i russi hanno taciuto nel 2014, in occasione dell’annessione forzata della Crimea, e davanti all’avvelenamento del dissidente Alexei Navalny, la giornalista riconosce che “l’intero mondo ci ha voltato le spalle e non basteranno dieci generazioni di nostri discendenti per lavare le nostre mani da questa guerra fratricida“.
Nella giornata di martedì è arrivato anche il commento del Cremlino che ha definito quello di Ovsyannikova un atto di “teppismo”: “La trasmissione in diretta di qualsiasi canale televisivo è una dimensione speciale, in cui c’è una responsabilità specialmente per coloro che ci lavorano”, ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov. All’atteggiamento russo hanno risposto le Nazioni Unite che con Ravina Shamdasani, portavoce per i diritti umani, hanno chiesto che le autorità garantiscano che la donna “non subisca rappresaglie”. Mentre il presidente francese, Emmanuel Macron, ha proposto una “protezione consolare” per la giornalista che adesso rischia fino a 15 anni di carcere: “Lanceremo la procedura diplomatica per offrire una protezione sia all’ambasciata sia una protezione come l’asilo – ha detto – avrò occasione, nel mio prossimo colloquio con il presidente Putin, di proporre questa soluzione in modo diretto e molto concreto”. Nel frattempo, la donna era ricomparsa in tribunale, dove si è tenuta l’udienza a suo carico con l’accusa di organizzazione di una protesta non autorizzata che ha portato alla sua condanna.
SIMBOLO DEL BAVAGLIO RUSSO – Il suo caso è comunque diventato il simbolo della censura messa in atto dall’esecutivo di Mosca nei confronti di tutti i dissidenti che si oppongono alla guerra. È bastata un’immagine, emblematica, e un messaggio breve come un tweet a smascherare, se mai ce ne fosse stato bisogno, il vero obiettivo della nuova legge russa sulla disinformazione approvata il 5 marzo dal parlamento di Mosca. Non un tentativo di limitare la propaganda in tempo di guerra, ma solo la volontà di imbavagliare le opinioni che vanno contro la linea imposta dal regime di Vladimir Putin. È tutto evidente se si legge uno degli ultimi tweet pubblicati da uno dei giornali più indipendenti di Russia, la Novaya Gazeta, lo stesso che per anni ha ospitato gli articoli della giornalista Anna Politkovskaja.
Nel post si vede l’immagine di Ovsyannikova che durante il tg appare dietro le spalle della conduttrice con un cartello. Su quel foglio c’è un appello per chiedere la fine della guerra in Ucraina, ma nell’immagine diffusa dal quotidiano della Federazione si vede solo un grande cartello bianco. Una censura bella e buona evidenziata da Novaya Gazeta per mettere in luce le restrizioni imposte alla stampa dal Cremlino ed evitare anche che quella parola, “guerra”, provocasse nuovi arresti all’interno della sua redazione, dato che insieme a “invasione” e altri termini simili è stata bandita dal vocabolario mediatico russo. Lo si capisce ancora meglio leggendo il messaggio scritto dalla redazione: “Nella trasmissione del programma Vremya, alle spalle della conduttrice Ekaterina Andreeva, è apparsa una ragazza con un poster, il cui contenuto è vietato diffondere in base al codice penale. Secondo informazioni non confermate, si tratta di Marina Ovsyannikova. Attualmente è in arresto“.
Da quando ha invaso l’Ucraina, Mosca ha imposto una stretta sulla libertà di stampa. L’informazione non allineata è stata zittita con l’introduzione di leggi “per limitare ogni espressione dissonante e mettere a tacere media indipendenti, giornalisti e attivisti”, come denunciato da Amnesty International. Puniti con pene fino a 15 anni di carcere la diffusione di notizie che il Cremlino considera “fake news” o “disinformazione”, gli appelli per le sanzioni contro la Russia e qualsiasi riferimento all’esercito russo “in termini denigratori”. A rischio non solo i media tradizionali, ma anche i singoli cittadini che usano blog e social network per diffondere notizie sulla situazione in Ucraina. Senza dimenticare il divieto di usare le parole “guerra” o “invasione” in favore della formula preferita dal Cremlino: “Operazione militare speciale”. Provvedimenti che avevano portato anche i principali media internazionali a interrompere le proprie trasmissioni nel Paese.
Laura Onofri
Spero che questa lettera venga letta dal magistrato che ha chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto dopo la denuncia di Nadia Conticelli per queste frasi rivolte a lei e alle sue figlie su un post di Facebook:
“Mi auguro che qualche bestia dei tuoi amici clandestini violenti le tue figlie e poi te, brutta deficiente. Quando parli di Salvini sciacquati la bocca” “Dai che se tutto va bene nel 2020 anche tu sei in un campo di concentramento con i tuoi negri bastardi a farti violentare”
Sono rimasta a dir poco sconcertata che il Pubblico Ministero ritenga che queste frasi non costituiscano diffamazione, né minaccia, ma vengano derubricate a “frasi inurbane e molto maleducate” come si legge nel provvedimento.
Spero, dottor Scafi che si renda conto di quanto le sue parole contribuiscano a vanificare il lavoro che le associazioni e le istituzioni fanno ogni anno nelle scuole per sradicare modelli culturali sessisti, per sensibilizzare ad una cultura della parità e del rispetto, per prevenire i comportamenti di bullismo, di violenza , di hate speech, oggi sempre più dilaganti.
Le sentenze e i provvedimenti, si dice, non si discutono e io normalmente non lo faccio, ma questa volta non ci sto: perché qui non vengono messi in discussione i fatti, che sono chiaramente accertati, qui viene messa in discussione l’interpretazione di parole che per me sono parole impronunciabili: augurare uno stupro ad una donna non può definirsi solo maleducazione. No, non è accettabile, non è accettabile da nessuno e men che meno da un magistrato che ha tutti gli strumenti culturali per capire che lo stupro invocato e’ uno strumento di odio che rivela la sua natura di atto di umiliazione violenta nei confronti di chi si vuole annichilire, è un atto di violenza maschilista e patriarcale, inaccettabile in una società civile.
Vorrei capire perché per un fatto analogo in cui in un post un sindaco leghista del savonese invitava alcuni stupratori a scontare i domiciliari a casa di Laura Boldrini, allora Presidente della Camera, per «farle tornare il sorriso», un magistrato ha emesso una sentenza esemplare non solo condannando l’autore del post ad un risarcimento di 20 mila euro a Boldrini, ma anche al risarcimento delle cinque associazioni che si erano costituite parte civile (fra cui SeNonOraQuando?Torino).
Una sentenza che riconosce l’illiceità di un comportamento che lede la dignità di una donna nella sua sfera più intima e personale, una sentenza importante perché oltre a rendere giustizia alla vittima, afferma il principio che gli insulti sessisti ad una offendono tutte.
Una sentenza che stabilisce, giustamente che le offese e le minacce in rete hanno lo stesso peso di quelle cui le donne sono vittime nella vita reale.
Vorrei chiederle infine perché se quelle rivolte a Nadia Conticelli non erano reali minacce, lei e le sue figlie sono state messe sotto scorta?
E vorrei infine farle sapere che la sua decisione offende me e tante donne come me che credono ancora nella giustizia.
Noi Donne – Maria Dell’Anno 7 marzo 2022
Non avevo previsto che saresti venuta al mondo in questo mondo. Un mondo in cui io non mi riconosco, un mondo in cui gli esseri umani hanno dimenticato di essere, prima di tutto, umani
Carissima Життя,
non so se leggerai mai questa lettera. Non so se quando la leggerai io sarò ancora viva e ancora accanto a te. Ma sento il bisogno di scriverti, per spiegarti quello che sta succedendo. Quello che sta succedendo intorno a te nel momento in cui stai nascendo, nel momento in cui io ti sto mettendo al mondo. Quando ho scoperto di essere incinta pensai che saresti nata in inverno, e qui in Ucraina l’inverno è molto freddo, sapevo che non avrei potuto farti sentire subito il calore del sole, la bellezza della luce. Ma non immaginavo che saresti nata in queste tenebre. In tenebre così profonde da sembrare quasi irreali.
Mentre ti scrivo siamo nascoste in un rifugio, uno di quelli sottoterra in cui ci ammassiamo quando suona la sirena che avvisa che ci potrebbero essere a breve dei bombardamenti. Stipati in pochi metri quadrati contiamo i secondi, ascoltiamo trattenendo il respiro il rumore di una bomba che potrebbe aver ucciso un nostro amico, una nostra amica, una persona a cui vogliamo bene, o qualcuno a cui vuol bene qualcun altro qui vicino a noi. Un silenzio vissuto in attesa di un rumore che speriamo di non sentire. Un silenzio vissuto con i telefoni in mano per cercare di carpire notizie, o forse nella speranza di non trovarne perché potrebbero essere drammatiche.
In che mondo sei venuta al mondo bambina mia? In un mondo governato dalla violenza. Dalla violenza degli uomini. Uomini incapaci di abbandonare la loro clava per assaporare il fresco profumo di libertà che ci consentirebbe di apprezzare questa bellissima terra che ci è stata donata. In un mondo in cui ad un’azione violenta si ritiene di dover rispondere con altra violenza. Perché alzare le mani significherebbe la resa. Significherebbe darla vinta a chi appare più forte. Ci sono due tipi di pacifismo, ha detto qualcuno in questi giorni: il pacifismo di Gandhi, che ripudia sempre e comunque la violenza, e il pacifismo pragmatico, quello della resistenza armata. Quella resistenza che sta facendo anche tuo padre a qualche chilometro da noi. E se da una parte comprendo il suo desiderio di difendere la nostra terra da un invasore assetato di potere, dall’altro sono convinta che non sarà altra violenza a mettere fine alla guerra, alle guerre.
In che mondo sei venuta al mondo bambina mia? In un modo in cui l’unico dio è il profitto, la ricchezza, in cui gli uomini misurano il proprio valore in base a quanto riescono a dominare gli altri uomini. In un mondo in cui agli uomini viene insegnato fin da bambini ad essere forti, a combattere, a non lasciarsi battere. In un mondo incapace di vedere un’alternativa.
Quando ho scoperto di aspettarti ho deciso che ti avrei chiamata Життя – “VITA” -, un nome insolito ma per me pieno di significato. Avevo deciso di darti la vita e da quel momento è diventata mia responsabilità fare in modo di assicurarti una vita serena, una vita libera, una vita di cui tu mi potessi un giorno ringraziare. Non avevo previsto tutto questo, non avevo previsto che saresti venuta al mondo in questo mondo. Un mondo in cui io non mi riconosco, un mondo in cui gli esseri umani hanno dimenticato di essere, prima di tutto, umani. Ma ti prometto che farò ciò che potrò per tenere fede al mio impegno: ti prometto che io, tua nonna, e tutte le donne che ci sono e ci saranno accanto faremo quanto in nostro potere per cambiare questo mondo, per far uscire questo mondo da una logica basata esclusivamente sul dominio e sulla violenza. Te lo dobbiamo, a te e alle altre bambine e bambini che meritano di vivere liberi. Che meritano di vivere. Punto.
ALLE DONNE UCRAINE. ALLE BAMBINE E AI BAMBINI UCRAINI. AL LORO E AL NOSTRO FUTURO. ALLA PACE.
ispirato alle vite e alle opere di Oriana Fallaci e Aléxandros Panagulis
elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione Elena Bucci
Da giovedì 10 marzo al Teatro Astra via Rosalino Pilo 6 Torino
PROMOZIONE SPECIALE Per le amiche di SeNonOraQuando? Torino
Presentando copia di questo articolo alla cassa del Teatro Astra, si ha diritto all’acquisto di 2 biglietti ridottI speciali al costo di € 10 cadauno anziché € 25 per la prima rappresentazione di giovedì 10 marzo 2022 h 21. Fino ad esaurimento posti.
Nella lingua e nella spada – in solo è un «melologo di più anime» che si ispira alla storia del poeta e rivoluzionario greco Aléxandros Panagulis e della giornalista e scrittrice italiana Oriana Fallaci. I due si incontrano per un’intervista il giorno in cui Aléxandros, per tutti Alekos, incarcerato per un attentato al dittatore Geōrgios Papadopoulos, viene liberato grazie a un forte movimento internazionale. I due restano allacciati, fra discussioni, lotte per la libertà, allegria, solitudini e speranze, fino alla morte di lui per un misterioso incidente nel 1976.
Sul palco una pluripremiata protagonista del teatro italiano come Elena Bucci, per anni compagna di ricerca di Leo de Berardinis, che ha curato anche l’elaborazione drammaturgica e la regia. Il fondamentale apporto musicale è firmato da Luigi Ceccarelli ed è ispirato alla musica greca, che ha saputo accogliere la musica latina, araba e balcanica fino a farne una sintesi che ci identifica tutti in un unico linguaggio.
Clicca QUI per la scheda completa
ORARIO SPETTACOLI: h 21, dom h 17 / DURATA 75 min
Un progetto di musica e teatro ispirato alle vite e alle opere di Oriana Fallaci e Aléxandros Panagulis
elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione Elena Bucci
musica in playback di Luigi Ceccarelli / con registrazioni di Michele Rabbia e Paolo Ravaglia
disegno luci Loredana Oddone con il contributo di Luisa Giusti / cura e regia del suono Raffaele Bassetti / assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri / scene Nomadea, Loredana Oddone / macchinismo Viviana Rella / costumi Nomadea, Marta Benini e Manuela Monti
produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Le belle bandiere, Ravenna Festival, Napoli Teatro Festival – Fondazione Campania dei Festival / produzione musicale Edison Studio, Roma / con il sostegno di Regione Emilia-Romagna / Comune di Russi
Via Giorgio Pallavicino, 35, 10153 Torino TO, Italia Martedì 8 marzo alle ore 20,30
Il Sal8 sociale è un’occasione di dialogo e confronto sui diritti che si terrà proprio l’8 Marzo per la Giornata Internazionale dei diritti delle donne. La lente sarà quella dell’Intersezionalità. A moderare l’Associazione Break The Silence e ospiti le realtà:
SeNonOraQuando?
Torino Città Per le Donne
Strabarriere
La poderosa
PRENOTAZIONE CONSIGLIATAhttps://www.dgc.gov.it/web/
Contatta il #Bistrò di OFF TOPIC scrivendo su Whatsapp al numero: 388.446.3855
Secondo le disposizioni vigenti previste per tutti i luoghi di cultura italiani, per accedere ad OFF TOPIC è obbligatorio esibire il Green Pass corredato da un valido documento di identità.
Maggiori info: https://www.dgc.gov.it/web/
Programma
9,00 – 9.30 REGISTRAZIONE PARTECIPANTI
9.30 – 9.45 SALUTI ISTITUZIONALI
MODERA: Cinzia Melis, Responsabile Ufficio Pari Opportunità – Città di Torino
Jacopo Rosatelli Assessore alle Politiche Sociali, Diritti e Pari Opportunità – Città di Torino
Maria Grazia Grippo Presidente del Consiglio Comunale – Città di Torino
Valentina Cera Consigliera delegata alle Politiche Sociali e di Parità – Città Metropolitana di
Torino
Joelle Long Vice-presidente del CIRSDe (Centro Interdisciplinare di Ricerche e
Studi delle Donne e di Genere dell’Università di Torino) – Gender City Manager
della Città di Torino
9.45 – 10.30 ISTITUZIONI E DIRITTI
“Cenni storici sulla salute delle donne nel secondo dopoguerra”
Vanessa Maher – Ambasciatrice delle eccellenze della Città di Torino nel mondo
“Tutela della salute e del diritto all’autodeterminazione per le donne in carcere”
Monica Gallo – Garante dei diritti delle persone private della libertà personale
della Città di Torino
“Diritti sessuali e riproduttivi: a che punto siamo in Europa?”
Laura Onofri – Presidente, SeNonOraQuando? Torino
“Salute e autodeterminazione: il contesto nazionale e regionale”
Tullia Todros – Rete + di 194 voci
10.30 – 12.30 DONNE, SALUTE e TERRITORIO
“Situazione attuale dei consultori torinesi”
Maria Clara Zanotto – responsabile dei Consultori familiari dell’ASL Città di Torino
“La tutela della salute nel contesto ospedaliero”
Valentina Donvito – Rete + di 194 voci
“Donne e diritto alla salute: la medicina genere-orientata”
Gabriella Tanturri – Società scientifica Associazione Italiana Donne Medico
“Partecipazione e ruolo della società civile organizzata e dei movimenti”
Carla Quaglino – Casa delle donne di Torino
“Salute delle donne dopo la menopausa”
Lucia Centillo – Spi CGIL- Fnp Cisl – Uilp UIL
“Donne di origine straniera a Torino: la salute è una strada in salita”
Elena Manzone – AMREF
12.45
DOMANDE e INTERVENTI
CONCLUSIONI
Jacopo Rosatelli
Assessore alle Politiche Sociali, Diritti e Pari Opportunità – Città di Torino
per accreditarsi www.irma-torino.it
APPELLO DEL MOVIMENTO FEMMINISTA RUSSO pubblicato sul sito Jacobinitalia
Il movimento femminista russo, uno dei pochi a non essere stato devastato dalla repressione statale, invita a diffondere questo appello all’azione per contrastare l’occupazione dell’Ucraina.
Quello che segue è un appello delle femministe russe che si sono unite contro l’occupazione e la guerra in Ucraina. Il femminismo è uno dei pochi movimenti di opposizione nella Russia contemporanea a non essere stato devastato dalle ondate di persecuzione lanciate dal governo di Vladimir Putin. Al momento, diverse dozzine di gruppi femministi di base operano in almeno trenta città russe. In questo testo, le femministe che prendono parte a manifestazioni contro la guerra in tutto il paese invitano le femministe di tutto il mondo a unirsi per opporsi all’aggressione militare lanciata dal governo di Putin.
Il 24 febbraio, intorno alle 5:30 ora di Mosca, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato un’«operazione speciale» sul territorio dell’Ucraina per «denazificare» e «smilitarizzare» questo stato sovrano. L’operazione era in preparazione da tempo. Per diversi mesi le truppe russe si sono spostate fino al confine con l’Ucraina. Nel frattempo, la dirigenza del nostro paese negava ogni possibilità di attacco militare. Ora sappiamo che si trattava di una menzogna