Auguri!
Siamo ancora qui a chiederci quando finirà questa pandemia, quando potremo di nuovo tornare ad abbracciarci, a vederci tranquillamente senza paure, senza sensi di colpa per esserci trovate, riunite a cena o per una riunione del Comitato.
Non abbiamo certezze, viviamo in una costante altalena di emozioni: ansia, gioia di ritrovarsi, di ricominciare una vita “normale”, paura, turbamento….
E in tutto questo le uniche certezze sono che noi donne siamo state le più penalizzate da questa pandemia. Ormai lo sappiamo ed è un ritornello che non vorremmo più sentire, una situazione che ormai viviamo da troppo tempo ma che purtroppo non riusciamo a scardinare, a rovesciare e il cahiers de doléances si allunga ogni anno di più:
i diritti di parità, di eguaglianza, equità non sono esigibili da tutte e tutti;
non ci sono risposte per le donne che subiscono violenza che spesso sono rivittimizzate da sentenze scandalose, da provvedimenti inadeguati, dall’incubo della pas e dalla scarsità di risorse dei centri antiviolenza;
la disoccupazione delle donne, il loro lavoro sempre più precario, il part-time involontario, le discriminazioni nei luoghi di lavoro sono problemi che abbiamo discusso, sviscerato in riunioni, assemblee, rivendicando soluzioni che sono lì a portata di mano e che tutti i decisori politici a parole dicono di volere, ma nei fatti niente cambia;
la maternità che è una scelta sempre meno libera e la condivisione della genitorialità che seppur fra le giovani coppie è più praticata, restano nodi non ancora sciolti per molte di loro, sono le cause della denatalità del nostro Paese che preoccupa anche a livello economico, ma a cui ancora non si è data una risposta;
l’attacco sempre più veemente e più incalzante all’autodeterminazione delle donne e ai diritti sessuali e riproduttivi;
la democrazia paritaria reale ed un’equa rappresentanza delle donne in ogni luogo dove si decide, ancora incomplete, frammentate e parziali…un tema a cui tutti e tutte in campagna elettorale dedicano almeno un intervento, un incontro, assicurando che se ne faranno carico, salvo poi dimenticarsene ( sì una giunta paritaria e una vicesindaca non si negano a nessuno, ma il problema reale, strutturale nel nostro Paese continua ad esistere..);
un linguaggio corretto ed inclusivo dal punto di vista del genere è ancora un’ utopia così come una comunicazione e un’ informazione libera da stereotipi e pregiudizi,…attenta, corretta e consapevole;
dibattiti, incontri e convegni di soli uomini, per cui è stato coniato anche un nuovo sostantivo “manels” continuano ad essere considerati normali;
stereotipi e pregiudizi nei libri di testo, in pubblicità e in tutti gli ambiti della società continuano a produrre discriminazioni, disparità ormai inaccettabili, ma che non riusciamo a sradicare.
Per non parlare poi de diritti negati alle donne che provengono dai Paesi più poveri, dai Paesi in guerra o da Paesi ridotti alla fame da dittature e da governi autoritari, costrette a migrare oppure a restare e subire violenze, discriminazioni, torture.
Il sogno che ogni donna si senta libera sempre e mai giudicata per come si comporta, per come si veste, per quello che fa è ancora un’utopia.
Con un quadro così desolante a volte ci sentiamo sconsolate, avvilite, senza più armi con cui portare avanti queste battaglie perché sembra che tutto rimanga immutato, o peggio che si arretri anche su diritti ormai considerati acquisiti. E invece continuiamo ad esserci, a lottare, a manifestare, a dar voce anche a chi non ce l’ha.
Vogliamo, pretendiamo un mondo realmente migliore, dove donne e uomini possano vivere in modo paritario.
Questo è l’augurio per l’anno che verrà insieme a quello di sconfiggere la pandemia e ritornare ad una vita normale.
Buone feste a tutte e tutti!
Laura Onofri – Presidente SeNonOraQuando?Torino
Riproponiamo questa poesia di Joumana Haddad , scrittrice e giornalista libanese che ci ricorda quanto sia importante far sentire sempre e ovunque la nostra voce.
Joumana Haddad – SONO UNA DONNA
Nessuno può immaginare
quel che dico quando me ne sto in silenzio
chi vedo quando chiudo gli occhi
come vengo sospinta quando vengo sospinta
cosa cerco quando lascio libere le mani.
Nessuno, nessuno sa
quando ho fame quando parto
quando cammino e quando mi perdo,
e nessuno sa
che per me andare è ritornare
e ritornare è indietreggiare,
che la mia debolezza è una maschera
e la mia forza è una maschera,
e quel che seguirà è una tempesta.
Credono di sapere
e io glielo lascio credere
e io avvengo.
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà
fosse una loro concessione
e ringraziassi e obbedissi.
Ma io sono libera prima e dopo di loro,
con loro e senza loro
sono libera nella vittoria e nella sconfitta.
La mia prigione è la mia volontà!
La chiave della mia prigione è la loro lingua
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio
desiderio
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare.
Sono una donna.
Credono che la mia libertà sia loro proprietà
e io glielo lascio credere
e avvengo.