MATERNITÀ SURROGATA, È MOLTO CHIARO IL DISEGNO CHE LA DESTRA VUOLE PORTARE AVANTI

Blog Il Fatto Quotidiano – 24 marzo – Laura Onofri

Siamo di nuovo a parlare di gestazione per altri. Inevitabilmente, come un mantra, ogni volta che si parla di difendere i diritti Lgbtq + che sia, come in questi giorni, per la trascrizione dei figli nati da coppie omosessuali, o come negli scorsi anni, per la discussione del ddl Zan, inizia una polemica strumentale sulla Gpa. Strumentale perché il tema della maternità surrogata è un tema sensibile e divisivo che solleva dubbi, incertezze e paure che vengono cavalcate anche quando non è quello l’argomento all’ordine del giorno e ben sapendo che nella nostra legislatura la Gestazione per altri è un reato.

E’ molto chiaro il disegno che la destra porta avanti. E’ molto chiaro e neppure tanto nascosto perché sappiamo bene quale sia l’unico tipo di famiglia che la destra ha come modello: quello formato da una donna e da un uomo e quindi tutto quello che devia da questo modello è appunto per loro “devianza”.

Potremmo ricordarci quanto fu detto nel 2019 al Congresso mondiale delle famiglie a Verona da vari rappresentanti dell’allora governo gialloverde o quanto scritto nel manifesto Ristabilire l’Ordine Naturale dove si afferma che “la prima priorità politica è definire la famiglia come coppia sposata e la loro prole” (e qui forse qualche problemuccio ce l’avrebbero anche vari esponenti della destra al governo) e che altre definizioni che potrebbero includere le coppie omosessuali “insultano e sviliscono tutti i genitori che allevano bambini” e ancora che una definizione allargata della famiglia come recentemente proposta da alcuni tribunali e inserita nella legislazione europea potrebbe essere disastrosa, in quanto “questa idea apparentemente benevola di estendere il concetto di famiglia potrebbe essere il modo più efficace per abolirla”.

Quindi perché tirare fuori nuovamente l’argomento della gestazione per altri? Perché nascondersi dietro dichiarazioni ipocrite o dietro omissioni come ha fatto la ministra per la Famiglia (chiaramente ben specificata al singolare!) a Mezz’ora in più per dire che per le coppie omosessuali non ci sono problemi rispetto alla filiazione e che l’adozione da parte di queste coppie è un procedimento semplice. Lo lasci dire alle coppie che devono confrontarsi concretamente con questi problemi. Lo lasci dire agli avvocati che si occupano di questi procedimenti, come gli attivisti di Rete Lenford – Avvocatura per i diritti Lgbti.

Sul sito dell’associazione il Presidente, l’avvocato Vincenzo Miri, spiega perché l’adozione da parte del genitore intenzionale o non biologico presenta complessità e problemi che la rendono inaccettabile. “L’adozione, infatti, oltre a comportare costi e tempi di un procedimento giudiziario presenta numerosi deficit di tutela: ad esempio, l’adozione è revocabile in alcuni casi e il bambino non può “costringere” il genitore intenzionale ad adottarlo (il bambino è, quindi, sprovvisto di tutela nell’ipotesi in cui il genitore intenzionale abbandoni la propria famiglia). Inoltre, sempre in caso di dissidi tra genitori, il genitore biologico potrebbe non prestare il consenso all’adozione per il genitore intenzionale negandogli, quindi, il riconoscimento della genitorialità”.

E ancora, la ministra ha citato più volte la sentenza della Corte di Cassazione che ritiene illegittima l’attribuzione della genitorialità a due madri, ma si è ben guardata dal ricordare che la Corte Costituzionale in due sentenze del marzo 2021 ha ribadito che è “ormai indifferibile” una legge che tuteli i figli e le figlie nati da coppie omosessuali.

Forse in questi casi sarebbe corretto invitare in trasmissione chi di questi temi si occupa a livello professionale per avere un giusto ed equo contradditorio. L’inerzia del governo e del Parlamento su una materia così delicata e che ha risvolti concreti sulla vita delle persone, il voto del Senato che ha bocciato la proposta di regolamento europeo per il riconoscimento dei diritti dei figli e delle figlie di coppie omosessuali e l’adozione di un certificato europeo di filiazione, la circolare diramata dal ministero dell’Interno che vieta agli ufficiali di Stato civile di trascrivere gli atti di nascita dei figli nati all’estero da coppie omosessuali, rimarcano sempre di più la disparità di tutela fra i bambini e le bambine nati in famiglie composte da coppie omosessuali rispetto a quelle eterosessuali.

Se l’obiettivo fosse evitare la legalizzazione della Gpa (pratica vietata nel nostro Paese) non si comprende perché a Milano il prefetto abbia esteso il divieto di trascrizione anche alle coppie di donne che sicuramente non hanno necessità di ricorrere alla maternità surrogata.

Ci si preoccupa di mettere all’ordine del giorno la proposta di legge per rendere la maternità surrogata un reato universale, reato che peraltro non esiste nel linguaggio giuridico scagliandosi contro il “turismo procreativo” (che peraltro in larga parte viene utilizzato da coppie eterosessuali), mentre nessuno si preoccupa invece del “turismo sessuale” considerato dall’Osservatorio della pedofilia e pornografia minorile il terzo traffico illegale, dopo droga e armi, con un volume d’affari complessivo intorno agli 80-100 miliardi di dollari.

Ma ancora una volta possiamo stupirci delle politiche di questa destra? Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia, è arrivato ad affermare che la maternità surrogata “è un reato grave, più grave della pedofilia” e nessuno all’interno della coalizione ha sentito il dovere di dissociarsi da un’affermazione di una tale gravità.

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