4:#DIVENTARE GRANDI

Vi presentiamo la seconda delle narratrici del 22 settembre ore 18,30 a FlshBack corso Lanza 75 Torino

Veronica Coppo tra tre mesi compirà 30 anni. Crede che la capacità di imparare possa cambiare la vita delle persone: per questo si è occupata di formazione, prima per l’editoria scolastica cartacea, poi in una startup nel mondo EdTech . Ora lavora come Learning Design Manager in una azienda, la StartupItalia. Nata tra le colline del Monferrato, è cresciuta nella camera oscura di un nonno e un papà fotografi. Ha studiato narrazione a 360 gradi: ha abitato la Scuola Holden prima come studentessa e poi come docente e ha portato avanti la passione della propria famiglia per la fotografia. Vive a Torino e, appena può, esplora il mondo, è coordinatrice di Avventure nel Mondo.

4:#DIVENTARE GRANDI

Ecco la prima delle narratrici del 22 settembre ore 18,30!

Gloria Napolitano, 20 anni, iscritta al secondo anno della facoltà di Letteratura e cultura del mondo moderno all’Università di Torino. Ama le storie e le persone, collabora con l’Espresso Settimanale.

Ha fatto parte della consulta provinciale degli studenti di Torino, è un’attivista per i diritti sociali. Ha realizzato un documentario su sua nonna, Elena Foa Recanati, deportata ad Auschwitz.

Ha curato il podcast “Tutte le ragazze avanti” esperienza promossa dalla scrittrice Giusi Marchetta per ragionare di femminismo insieme alle nuove generazioni. Progetto nato dall’esperienza del “Tavolo delle Ragazze” una raccolta di esperienze di donne.

4:#DIVENTARE GRANDI


“Diventare grandi” il tema del quarto incontro di Donne20/80più organizzato da Senononoraquando?Torino . Si terrà il 22 settembre  nell’Area Talk di Flashback, in corso Giovanni Lanza 75 a Torino. Con una formula, sperimentata con successo, il tema sarà interpretato con un racconto in prima persona da 5 narratrici di 5 generazioni: Gloria Napolitano, Veronica Coppo, Francesca Rosso, Cristina Pistoletto, Maria Antonietta Macciocu

4:#DIVENTARE GRANDI

Ritorna Donne 20/80+ il 22 settembre alle ore 18,30 a FlashBack

Fatichiamo ancora a riconoscere nel sesso qualcosa di fronte a cui donne e uomini sono uguali

The Vision – Giulia di Bella – 7 settembre 2023

Quello che è accaduto a Palermo qualche settimana fa riguarda tutti noi. Le atrocità commesse e pronunciate dai sette stupratori, quelle chat che commentiamo con frasi stereotipate della serie: “Ormai i giovani non hanno più empatia”, “Ma la colpa è dei genitori che non sanno educarli” e via dicendo, dovrebbero indurci a una riflessione più profonda. Dobbiamo chiederci come mai siamo arrivati a questo punto, interrogarci sul perché, nel 2023, il corpo di una donna diventi oggetto di una mattanza del genere e il sesso lo strumento eletto per sfogare ferocia e misoginia. Questa realtà indegna, infatti, rivela la modalità di intendere il sesso e il piacere che ne deriva – o ne dovrebbe derivare – che è strettamente legata al disprezzo, al bisogno di umiliare e di infierire crudelmente su un altro essere umano; di far valere la superiorità numerica del branco contro il singolo, di sopraffare fisicamente e psicologicamente chi non può difendersi annientandolo, seviziandolo.

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Cristina Peri Rossi

“Avevo cinque anni. L’insegnante ha scritto sulla lavagna: “Tutti gli uomini sono mortali”. Ho provato un enorme sollievo, una grande gioia.

Quel pomeriggio, quando uscii da scuola, corsi a casa e abbracciai molto strettamente mia madre.

“Che fortuna mamma, tu non morirai mai! “Gli ho detto, rapito.

“Cosa? ” chiese mia madre, sorpresa.

Mi sono separato appena da lei e le ho spiegato:

– La maestra ha scritto sulla lavagna che gli uomini sono mortali.

E tu sei una donna!. Per fortuna sei una donna, ho detto e l’ho riabbracciata.

Mia madre mi ha teneramente separato dalle sue braccia.

– Questa frase, mia cara, include uomini e donne. Tutti e tutte moriremo un giorno.

Mi sono sentita completamente sconvolta e delusa.

– Allora perché non l’ha scritto? : “Tutti gli uomini e le donne sono mortali”? Ho chiesto.

Beh- ha detto mia madre, in realtà, per semplificare, noi donne siamo rinchiuse nella parola “uomini”.

– Chiuse? – Ho chiesto. Perché?

— Perché siamo donne – mi rispose mia madre.

La risposta mi ha sconcertato.

E perché ci rinchiudono? Gliel’ho chiesto.

È molto lungo da spiegare, rispose mia madre. Ma accettalo così. Ci sono cose che non sono facili da cambiare.

– Ma se dico “tutte le donne sono mortali”? Rinchiude anche gli uomini?

– No- rispose mia madre. Questa frase riguarda solo le donne.

Ho avuto una crisi di pianto.

Ho capito all’improvviso molte cose e alcune molto spiacevoli, come che il linguaggio non era la realtà, ma un modo per rinchiudere cose e persone, a seconda del loro genere, anche se sapevo a malapena cosa fosse il genere: oltre a servire a fare gonne, il genere era una forma di prigione. “

* Cristina Peri Rossi – Scrittrice uruguaiana vincitrice 2021 del Premio Cervantes

Indignazione per la decisione della Regione di far entrare associazioni private antiabortiste al Sant’Anna

COMUNICATO STAMPA

Apprendiamo a mezzo stampa che presso l’Ospedale Sant’Anna è stato aperto uno spazio per
offrire presunto “supporto concreto e vicinanza alle donne in gravidanza, contribuendo a far
superare le cause che potrebbero indurre alla interruzione della gravidanza”, secondo quanto
dichiarato dall’Assessore Marrone, in prima linea fuori delega su ogni questione che riguarda la
nostra salute. Come rete + di 194 voci, NUDM e Consultoria FAM abbiamo espresso più volte
indignazione per la decisione della Regione di far entrare associazioni private antiabortiste nelle
strutture pubbliche, ben sapendo che ogni manovra contro l’aborto e contro una corretta
applicazione della legge 194 rappresenti un attacco all’autodeterminazione ed alla salute di tutte
le donne e le persone gestanti.
Noi vogliamo molto di più di quanto dichiarato in quella legge! L’inaugurazione di questo spazio
avviene a poche settimane dalla chiusura del Centro Nascita del Sant’Anna, a causa – e questa è
la scusa formale – della mancanza di spazi. Il Centro Nascite rappresenta per noi un’esperienza
sperimentale di demedicalizzazione del parto imprescindibile, da sostenere e ampliare. E’
inconcepibile che vengano usati soldi e infrastrutture pubbliche per finanziare la propaganda
ideologica di queste associazioni e non si trovino invece i fondi per supportare, con strutture e
personale, un percorso per rendere la gravidanza e il parto un’esperienza più vicina alle esigenze
di chi li vive. La Regione non ha idea della situazione legata alle liste d’attesa ed al conseguente
trattamento sbrigativo che riceviamo ogni giorno negli ospedali a causa del
sottodimensionamento del personale, altrimenti starebbe bene attenta a portare avanti boutade
mediatiche di questo tipo.
NO agli antiabortisti dentro il Sant’Anna; SI’ alla riapertura immediata del Centro Nascita.
Pretendiamo che i soldi pubblici vengano usati per risolvere l’emergenza che sta sempre più
sostenendo una diaspora della salute ginecologica verso la sanità privata, per le poche persone
che possono permetterselo. Rivendichiamo il diritto all’autodeterminazione delle scelte che
riguardano tutti gli aspetti della nostra autodeterminazione, comprese le modalità del parto.
Per contatti: mail: info@piudi194voci.it, Facebook, Instagram
Torino, 31 luglio 2023 UFFICIO STAMPA RETE + DI 194 VOCI

Nuovi  attacchi della Regione Piemonte alla 194 

Comunicato di SeNonOraQuando? Torino

Nuovi  attacchi strumentali alla 194  da parte della Regione Piemonte che istituisce una stanza d’ascolto per le donne intenzionate ad abortire all’ospedale Sant’Anna gestita dalla Federazione regionale del Movimento per la Vita di Rivoli

Non serve una stanza di ascolto. Le donne che decidono  di abortire sono consapevoli della loro vita e delle  loro scelte.

Quello  che serve ad una donna per portare avanti una gravidanza è un lavoro sicuro e ben retribuito, una casa, dei servizi di welfare che funzionino, sempre che i motivi per cui ricorre all’aborto siano di natura economica e sociale.

Quello che invece le donne non vogliono è la  stigmatizzazione che questi movimenti fanno verso quelle  che decidono di abortire, istillando sensi di colpa e di vergogna di cui una donna che liberamente sceglie di abortire non ha proprio bisogno. Portare i feti i di plastica o quelli veri in formalina, recitare rosari davanti alle cliniche, affiggere cartelloni contro la legge 194, è questo quello che fanno gli antiabortisti…. È questo l’aiuto e l’ascolto da dare alle donne?

SeNonOraQuando?Torino

3:#UNASVOLTA Anna Pironti

Anna Pironti:  la sua storia professionale è strettamente legata a quella del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, dove ha lavorato fin dalla sua inaugurazione, nel 1984. Ebbe l’incarico di fondare il Dipartimento Educazione del Museo, raccogliendo una sfida “spaventosamente stimolante”, come dice lei: creare un contesto culturale e pedagogico per accorciare le distanze tra l’arte contemporanea e il pubblico generalista. Nel suo percorso Anna è stata affiancata dalle Artenaute, donne che credono nei valori dell’arte e della cultura contemporanea intesa come strumento di trasformazione sociale. Appena può, torna nella sua casa di famiglia, a Ceres, nelle valli di Lanzo.